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al testo di alessandro venuto
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Il giorno è stato gonfio di scrosci di pioggia, la notte cala senza nessun pomeriggio e come acqua ad acqua si mescola nella vasca del tempo e la riempie. Brilla di riflessi leggeri che tra le colonne emette e spande sino al soffitto delle terme romane l’incenso arabe fragranze. E ogni riflesso è l’illusione di un’ora che inebria me, essere del tempo e del tempo a un tempo me illude e me ne priva. Emergi dall’ombra anche tu, Alike, prima che tutto sia finito e si riveli al sognatore il turpe inganno e l’inconsistente condizione. Lasciami credere per un attimo a un Dio benevolo che abbia scelto tra le tante cave un masso vivo dove la tua figura già intuiva e abbia dato mani all’amorosa opra per dare forma a Bellezza gloriosa e porti infine qui, a me davanti, solo per concedermi un istante di stupore. Lascia che io creda veri i tuoi cocenti sguardi e le curve sublimi che dai seni discendon verso i fianchi Perche’ poi nulla, arriva il tempo di svegliarsi. A me tendi Alike La morbida mano E qualcosa dici senza muover labbra Ma gia’ pesanti mi si fan le palpebre Nel sogno E si chiudon gli occhi Per aprirsi di nuovo di là, Da qualche parte della follia Che vogliam reale ed ecco Il freddo torna e il buio E son solo. Ridatemi il sogno dell'illusione E non il sonno dell’illuso che vita dite. Inviato da Libero Mail per iOS |
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